Centro Documentazione Arti Circensi

Darix Togni dal Nazionale al Florilegio

L'ingresso del Circo Nazionale Togni
L'ingresso del Circo Nazionale Togni

Il  focus che segue prende avvio dalla pubblicazione Darix Togni dal Nazionale al Florilegio che rappresenta una sintesi della storia della famiglia Togni, e nello specifico del ramo di Ercole, nel periodo cronologico compreso tra la fine dell’Ottocento e il 1991, anno che vide per l’ultima volta nella storia un circo piantare le tende all’interno dell’Arena di Verona, e si trattava del Florilegio dei fratelli Togni.

Attraverso una selezione di documenti conservati presso le proprie collezioni, principalmente all’interno del fondo di Edgardo Meda, e di Livio Togni, il CEDAC intende fornire un excursus storiografico delle prime insegne legate a questa importante famiglia che ha segnato la storia del circo italiano, per poi proseguire verso produzioni kolossal come il Circo nell’Acqua e il Jumbo Supercircus, fino ad arrivare alla creazione dell’indimenticabile Florilegio.

La famiglia Togni ha origini antiche e la sua storia inizia come una favola, con un giovane che si innamora di una bella cavallerizza e decide di seguirla nell’affascinante mondo del circo. Da Aristide Togni e Teresa De Bianchi nascono svariati figli, tra cui Ercole, il padre di quello che divenne uno dei domatori più amati e ricordati, Darix Togni. Il circo Togni già negli anni Venti, sotto la direzione di Ercole, viaggiava per l’Italia con l’insegna Nazionale Togni, ma da una lettera e da un manifesto conservati al CEDAC, sappiamo che altre due insegne appartenevano alla famiglia: quella del Circo Kensington, di cui abbiamo notizie di esibizioni presso il teatro Carcano e il Puccini di Milano e del Circo Nazionale T.E.A.

Come in tutte le famiglie, anche in quella dei Togni, per di più alquanto numerosa, sorsero dissapori tra i ranghi, che portarono dopo svariati tentativi di divisione ad una scissione definitiva tra i vari fratelli, dalla quale nacquero tre diverse insegne: il circo Darix Togni di Ercole Togni, il Massimo circo Togni di Ugo Togni e il circo di Ferdinando Togni.

Finito il suo tempo, Ercole passò le redini dell’attività al figlio Darix, che si dedicò sempre con impegno e dedizione a portare avanti l’eredità paterna dirigendo il celebre circo che da lì in avanti portò il suo nome fino ad oggi. Nel corso degli anni il circo crebbe e alternò incidenti drammatici dai quali si rialzò sempre con grande forza d’animo, come il famoso incendio che distrusse lo chapiteau a Milano nel dicembre del 1962, a incredibili successi che lo portarono ad essere uno dei circhi più famosi e amati d’Italia.

A partire dal 1969, si apre un nuovo capitolo per il circo di Darix Togni. É il periodo delle produzioni cosiddette kolossal, ovvero spettacoli per i quali vennero investite ingenti somme di denaro per la realizzazione di attrazioni che tenessero gli spettatori con il fiato sospeso. Il 1969 è proprio l’anno del debutto dello spettacolo Il Circo nell’Acqua, che stravolse l’idea tradizionale della pista circense ricoperta di segatura, per lasciare spazio ad un’enorme piscina adornata di innovativi strumenti illuminotecnici e scenici all’interno della quale si esibivano animali e artisti. Questa tipologia spettacolare si poneva sulla scia dell’incredibile successo di show americani come Holiday on Ice o Acquaparade, ed era possibile solo con una strumentazione apposita e grazie ad una macchina organizzativa ben funzionante.

Su questo esempio si pone anche un’altra produzione del Darix Togni, ovvero il

Jumbo Supercircus, che lo battezzò ispirandosi al famoso elefante del celebre circo americano Barnum, il cui nome era ormai divenuto sinonimo di grandezza; infatti le dimensioni dello chapiteau di questa nuova produzione erano impressionanti e il circo poteva ospitare un numero incredibile di persone. Oltre al ricco spettacolo, al quale presero parte artisti di grande livello internazionale, i Togni offrivano al loro pubblico anche un’altra attrazione di rilievo, ovvero il gigantesco King Kong, alto 17 metri, utilizzato per l’omonimo film di De Laurentiis. Il Jumbo Supercircus non ebbe vita lunga, le dimensioni smisurate e la quantità di persone al seguito, rendevano lunghi e complessi gli spostamenti, e costose le spese di mantenimento.

Intorno alla metà degli anni Settanta il mondo del circo inizia a spostare l’attenzione verso una teatralizzazione dello spettacolo circense, abbandonando la moda del kolossal americano alla Barnum, per riconsegnare a questa modalità spettacolare le atmosfere intime dei suoi albori. Queste prime forme di sperimentazione, che porteranno poi alla nascita del cosiddetto circo contemporaneo, si svilupparono dapprima in paesi come Francia e Germania, per poi espandersi in tutto il territorio europeo, introducendo la figura del regista ed elevando le arti circensi tramite la contaminazione di forme artistiche altre, quali il teatro e la danza classica. In Italia, il concetto di “circo di regia” si sviluppò con un po’ di ritardo rispetto agli altri paesi, e fu solo a partire dal 1984, con lo spettacolo Clown’s Circus diretto da Antonio Girola, che il circo di tradizione si aprì alla novità. Il primo impresario che abbracciò questa dimensione felliniana del circo fu, non a caso, Livio Togni insieme ai fratelli Corrado e Davio, i quali ingaggiarono lo stesso Giarola per la realizzazione dello spettacolo del Darix Togni per la stagione 1986-1987. La positiva esperienza portò alla creazione del celebre spettacolo Florilegio che, proprio come indica il nome stesso, si propose non tanto come circo all’antica, ma “come raccolta di tutto quello che possa essere bello e affascinante, da qualunque epoca o da qualunque cultura provenga".

In occasione dei festeggiamenti per il Carnevale 1991 la città di Verona decise di offrire ai suoi cittadini qualcosa di speciale e fuori dagli schemi, stabilendo di far piantare le tende del neonato circo dei fratelli Togni, il Florilegio, all’interno dell’anfiteatro Arena. L’ultima volta che un circo era sorto all’interno di questo spazio così particolare, era stato proprio con il Nazionale Togni nell’agosto del 1946.

Il Florilegio non aveva uno chapiteau ordinario, le cronache dell’epoca l’hanno definito un “palazzo di tela”, visto che la struttura mobile si ispirava in realtà ai circhi stabili ottocenteschi, con specchi, bronzi, velluti e grandi lampadari di cristallo.

Si trattava di un tendone che nell’estetica richiamava uno stile antico e classico, ma che dal punto di vista tecnico presentava svariate innovazioni, come la totale assenza dei contropali per permettere una visibilità completa agli spettatori, e la decisione di eliminare le gradinate in favore di due ordini di palchi decorati con colonnine di legno, lampioncini e di poltrone, proprio come in un teatro d’opera.

All’esterno del circo, a fare da cornice all’insolito chapiteau, erano collocati altri pezzi d’epoca, come piccole carovane decorate che ospitavano la chiromante, pronta a leggere il futuro a qualche coraggioso spettatore, o il bar ristorante che offriva il “Buffet dei Fratellini”, in onore delle origini di Fiorenza Colombo, moglie di Darix Togni, e la giostra dei cavalli dal sapore nostalgico.

In passato, è capitato spesso che artisti circensi venissero coinvolti in produzioni cinematografiche come controfigure di celebri attori, altre volte ancora ai circhi venivano richieste belve feroci da impiegare in pellicole a carattere storico o rievocativo come nel caso dei peplum. In più di un’occasione il circo di Darix Togni mise a disposizione i propri leoni e le proprie tigri, che comparvero ad esempio nei film Messalina (1948) di Carmine Gallone, e Fabiola (1949) di Alessandro Blasetti, le cui scene vennero girate nella città di Verona presso l’anfiteatro Arena. Anche le riprese del film Spartaco (1952) di Riccardo Freda, si svolsero all’interno del monumento scaligero ed utilizzarono i leoni di Darix Togni che, in quest’occasione, fece anche la controfigura del gladiatore. Nel 1953 il circo di Darix Togni venne scritturato per la pellicola Il più comico spettacolo del mondo di Mario Mattoli, che aveva come protagonista Totò, alla quale parteciparono molti degli artisti del circo.

Nel 1961 Darix Togni collaborò alle riprese di un altro importante film: Barabba, prodotto da Dino De Laurentiis, per il quale dovette girare una scena piuttosto pericolosa. Per l’impiego Darix aveva scritturato un gruppo di leoni non suoi, che dovevano arrivare insieme al loro domatore, che però all’ultimo minuto non si presentò e Darix dovette sostituirlo nella scena.