Centro Documentazione Arti Circensi

Le donne nel circo - le famiglie circensi

La dinastia dei Bellucci ha radici antiche e si lega indissolubilmente al mondo del circo quando Armando Bellucci fonda il circo Arbell, che nel decennio tra il 1935 e il 1945 si esibisce in prestigiose sale teatrali, come il Puccini di Milano o il Politeama di Palermo. Il programma aveva un repertorio molto ricco e prevedeva saltatori, barristi e cavallerizzi. Le donne della famiglia Bellucci, sono state, purtroppo, meno presenti nelle cronache dell’epoca rispetto ai parenti maschi, ma grazie ad altre forme documentali non sono andate dimenticate, come nel caso di Isabella Bellucci, che in alcune foto-cartoline, viene ricordata come la “Stella del circo Arbell”.


"Con il suo repertorio romantico, le maglie sotto le quali si gonfiano i muscoli dei ginnasti, il roteare degli acrobati e dei saltatori, le “entrate” buffonesche dei pagliacci dal volto infarinato, i volteggi dei cavalli piumati, gli schiocchi di frusta, la musica fragorosa di ottoni, il Circo equestre ha fatto la sua tradizionale ricomparsa al teatro Puccini, accolto dal favore di una grande folla a cui questo genere ridesta nostalgie fanciullesche o dà sempre nuove emozioni! A giudicare dal successo di tutti i molti numeri si vede che il gusto di questi festosi spettacoli non è tramontato; il complesso e la ricchezza del programma, che pure scorre nel consueto binario, depongono a favore di questa compagnia Arbell che Armando Bellucci sa mantenere insieme con la passione dei vecchi tempi. Grandi applausi hanno riscosso particolarmente dodici saltatori sul tappeto, la Jomblek nei suoi esercizi alla Tarzan, due ginnasti alle sbarre fisse, e poi i cavalli ammaestrati e le cavallerizze".


Il circo equestre al Puccini, Il Corriere della Sera,

9 marzo1941.

Talune famiglie si tramandano, di generazione in generazione, gioielli, manieri, talvolta faide; oppure delle particolari, eccezionali qualità fisiche. Così, gli Orfei, si tramandano la bellezza delle loro donne. Una bellezza smagliante, senza ombra di sofisticazioni. Oggi le bellezze Orfei portano i nomi di Liana e Moira. 

Domani si chiameranno Viviana, Maurizia, Dea, Cristina, Milady, Lara. E ieri? Figlia di Paolo Orfei, Miranda fu un’acrobata e cavallerizza di eccezionale avvenenza. Essa fa testo nelle dispute aventi per oggetto la bellezza femminile; basta nominarla per troncare ogni confronto. Diventa proprietaria di un circo moderno, ottimamente diretto dal figlio Massimo. Sposatasi con il nobile Manfredini, si ritirò dalla pista, alla quale si sentì attratto il figlio. Moira e Liana, entrambe attrici cinematografiche, sotto lo chapiteau hanno trascorso buona parte della loro esistenza. Moira Orfei, a sei anni era indirizzata dalla madre, Violetta Arata, ai rudimenti della danza; a dieci il padre Riccardo, l’iniziava all’acrobatica a terra; a sedici il pubblico l’applaudiva durante gli esercizi alla corda verticale. Nel 1956 lavoravano in tre alla corda verticale: Liana, Moira e Graziella Venturi.


Da G. Rivarola, La bellezza delle Orfei supera

il secolo, Circo n.4, 1969.

Dinastia di grande spessore nel mondo dello spettacolo italiano, quella dei Bogino. 

La loro è una vicenda che si articola fra l’Italia e l’America e riguarda sia la storia del circo, sia la storia del music- hall. Dal matrimonio di Manlio Bogino ed Emma Pacotto (elegante contorsionista), nascono 5 figli: Ugo, Antelma, Emanuela, Leda e Afer. Questi ultimi realizzano un trio di danza acrobatica e viaggiano per tutta Europa. Leda Bogino conosce e sposa Egidio Palmiri, e dotata di tratti distintivi che fanno di lei una figura di spicco nel mondo circense, arricchisce la vita del circo Palmiri con quel tocco di preziosità femminile che ben si accompagna al rigore professionale del marito. 

Sua cura, erano anche gli aspetti coreografici dello spettacolo, in cui profonde l’esperienza acquisita dalla sua famiglia.


Da R. Leonardi, Sospeso nel vuoto, Gremese, Roma, 2006.

Molti anni fa a Caltanisetta, il circo Medrano dava spettacolo su una piazza dove si scivolava per il fango e dentro una carovana Jonne Casartelli, affiancata dal fratello Leonida, sfogliava un album di famiglia e raccontava una storia di coraggio al femminile. Quella di sua madre Rosina, quella delle sorelle Liliana e Lucina e la sua. Niente gesta eroiche, e niente spavalderie: solo la fatica di stare al mondo prendendoci gusto. E questa era la guerra raccontata da Jonne, un “vivere circo” portato avanti malgrado la scomparsa del capofamiglia, malgrado le difficoltà

di un’Italia in conflitto. Parlava delle sue fatiche vissute con allegria materna, di una

sé stessa ragazza incinta che saliva sul trapezio anche a sette mesi di gravidanza, fasciandosi ben stretta nel suo costume. “Noi non eravamo come le ragazze di oggi, e parlo anche delle circensi, eravamo sempre in esercizio e il nostro fisico si manteneva agile anche quando eravamo vicine alla maternità”.


Da R. Leonardi, Gente del circo, Jonne

Casartelli, Circo n.1, 2005.

Jonne Casartelli
Jonne Casartelli

Cesare Cavedo, dopo il servizio militare raggiunse la famiglia a Bosco di Mesola, dove lavorava con il circo presso la fiera e dovendo risistemare la divisa militare, cerca nel paese una sarta. Vide la sartina Iride Castellani, una bella ragazza di quindici anni, seduta con l’ago in mano, che faceva apprendistato, e fu colpo di fulmine. La invitò al

circo così da poterle dedicare le sue acrobazie. Sei mesi dopo si presentò a casa dell’innamorata e le chiese di seguirlo nel suo mondo di viaggi e spettacoli. Sotto la guida del marito, Iride, diventa una bravissima artista, che si esibisce al trapezio singolo, presentato con quella naturale femminilità da molti invidiata. Lavora anche agli anelli, al trapezio a due, sulla scala bilancia e come ballerina in duetti con il marito. Da Cesare e Iride nascono: Walter, Giancarlo, Janiska e Gionni.


Da G. Cavedo, La mia vita sotto il tendone,

[2014].

A concludere i fasti di un’epoca che aveva osannato le cavallerizze, sono state le Sorelle Medrano, austriache di nascita, ma italiane di adozione. Il padre, ribattezzò il circo di famiglia “Medrano”, per i vincoli di stima che legavano lo Swoboda a Jèrome Medrano, figlio del famoso clown Boum-Boum. Il circo Medrano degli Swoboda, a due antenne, agì per più di 15 anni, e le sei figlie vennero avviate alle arti circensi, soprattutto a quelle equestri. Nel 1949 il circo delle 4 Sorelle Medrano (sposate con artisti italiani), giunse in Italia e fu un vero avvenimento. Sui manifesti la direzione annunciava uno chapiteausei antenne, 200 artisti, 40 cavalli, 70 carri, un gruppo di tigri bengala e l’elefante Baby. Nonostante gli enormi successi, l’insegna venne venduta a Leonida Casartelli nel 1972, che portò avanti questo colosso delle imprese circensi. Le sorelle Anita, Tully e Wanda si sono fermate in Italia.


Da G. Pretini, Le Sorelle Medrano,

Circo n.2, 1984.